cyber security

La qualità del software e l’impatto sulla vita

Mi è stato segnalato ed ho letto questa sera (sono le 22:15 del 06 gennaio mentre inizio a scrivere questo pezzo) un articolo molto interessante di Andrea Monti, persona che credo non abbia bisogno di presentazioni: autorità sia nel mondo High-Tech che nel mondo Legal, co-autore di Spaghetti Hacker, “e ho detto tutto” (cit.).

L’articolo è disponibili qui, l’ho letto attentamente, ne condivido lo spirito, ne condivido il messaggio, l’unico nota di approfondimento la vorrei dedicare (con estrema umiltà) sul punto di inizio del processo di miglioramento. Provo ad argomentare al meglio il mio punto di vista sperando di arricchire il dibattito su un tema così delicato.

L’Avvocato Monti si esprime sulla necessità di responsabilizzare il produttore del software sui danni che questo può causare, come già previsto per i prodotti. Se un difetto di progettazione e/o fabbricazione di un elettrodomestico o di un aeromobile genera un danno il produttore ne risponde (perdonate la brutale sintesi, l’articolo dell’Avvocato è molto più articolato, leggetelo).
Il principio non fa una piega. E’ una distinzione, quella tra prodotto hardware e prodotto software, che oggi non regge più. Concordo anche sugli strumenti legali a tutela di chi acquista il software ma, ne sono fermamente convinto, non partirei dal regolamentare la responsabilità per avviare un processo di cambiamento… o meglio, non sono sicuro che il processo di cambiamento sia così efficacie se si parte da una regolamentazione sulla responsabilità.

Da dove partire quindi? E’ vero che certe strade le imbocchiamo, come umanità, solo se ci costringono. E’ anche vero che, come ho letto in alcuni commenti al post dell’Avvocato Monti, poche aziende di sviluppo software hanno oggi la giusta cultura per affrontare il tema. Prima di responsabilizzarle proverei ad indicargli la via: se produci software DEVI garantirne la qualità utilizzando dei framework pensati per rendere il software sicuro, affidabile, bello e splendente. Agirei anche sul contesto: più il settore in cui il tuo software viene impiegato è delicato e comporta dei rischi (per la salute ad esempio), più gli standard si elevano. Avviato questo percorso che ben vanga una regolamentazione sulla responsabilità.

Perché prenderla larga? Semplicemente perché ho ben presente da dove partiamo… e non è un buon punto di partenza.

Alcuni “standard” di mercato, in ambiti specifici, già chiedono che si lavori in un certo modo. Ho visto i questionari e gli audit a cui le aziende serie sottopongono i propri fornitori di software altrettanto seri. Purtroppo l’ho visto solo in contesti di nicchia.

In sintesi:

  • leggetevi l’articolo dell’Avvocato Monti che come sempre è illuminante
  • personalmente concordo con l’esigenza di una regolamentazione
  • personalmente proporrei un percorso di avvicinamento un po’ più morbido passando prima da regolamentazioni sugli standard di sviluppo per arrivare dopo ad una regolamentazione sulle responsabilità
  • valuterei anche l’introduzione di qualifiche specifiche per le aziende che desiderano lavorare in specifici settori particolarmente delicati (sanità, difesa, ecc.)

Opinioni in merito? Anche questo tema lo metto tra quelli da discutere in una prossima live.

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